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Ogni allestimento scenico di Palumbo, e si tratta di parecchie decine, è stata un' immersione, per lui e per gli interpreti, in una regione poco esplorata di quel continente misterioso che è l' anima umana. Per questo ha sempre colto grandi successi: perché il pubblico ritrova in sé le grandi tematiche che ordinariamente consideriamo remote dalla vita quotidiana e che invece ci circondano tutti.

Sergio Sciacca su La Sicilia 

 

 

A Catania, al Teatro Stabile, il Gruppo Elema-Teatro del Molo 2 introduce l’avanguardia… Incubi, sangue e follia con Elettra. Un progetto drammaturgico nuovo, fatto di ricerche espressive ed esperimenti figurativi che finiscono per affascinare lo spettatore“.

 Nino Amante su La Stampa

 

 

“Gioacchino Palumbo con questo testo fa memoria del suo modo di fare teatro. Un'esperienza trentennale  che diventa un  diario necessario... Corpo e voce sono elementi fondanti di un percorso in cui la componente fisica non è mai separata da quella spirituale”

Loredana Faraci  su La Repubblica

 

 

“E' un teatro essenziale, una ricerca drammaturgica che interroga il mito greco attraverso le sue rivisitazioni contemporanee. Per dare un respiro di vita, secondo la felice intuizione di Rena Mirecka.”

Giuseppe Montemagno su Hystrio

 

 

Il Teatro del Molo 2 è stato in questo trentennale la punta di diamante della sperimentazione scenica ed espressiva,  una alternativa alla pur legittima produzione dei teatri istituzionali. Questa alternativa può riassumersi in quattro parole: internazionalità, laboratorio, mito, ascesi. Laboratoriali, come un work costantemente in progress e una scuola-officina sempre aperta, sono la sua prassi e la sua idea di teatro... Infine ascesi. Che vuol dire molte cose: un teatro spoglio di orpelli decorativi e di ammiccanti ridondanze, una nudità espressiva che sfiora il silenzio e interroga l'Oltre, una essenzialità che guida alla esperienza interiore, un'esperienza di purificazione tecnico-espressiva che guarda all' Oriente e all'anima.

Antonio Di Grado ( Università di Catania) su La Sicilia    

 

 

“La Medea di Christa Wolf  firmata da Gioacchino Palumbo non è una barbara incline alla violenza irrazionale. E' una donna difficile e generosa, detentrice di un sapere antico e profondo.”

Adriana Falsone su La Repubblica

 

 

 Gioacchino Palumbo, from Italy, gave an Arche Drama project workshop at the 7th Berlin Biennale for Contemporary Art. This workshop was about connecting mind, body and heart. He encouraged awareness, not mental, but body life awareness, as well as showed us how to feel your self and others in relationship. The workshop was very powerful as un experience about the equilibrium between recieving and being active, between abandonment and being precise, without useless tension. Participants experienced having attention without closing, imposing and contraction.

Maria Byck su bambuser.com

 

 

“Qui si è andati dritti verso l’essenzialità. Lo spettacolo, pur rimanendo legato alla parola, non prescinde dagli sperimentalismi più avanzati in materia gestuale. Le parole e gli eventi sono riportati a una dimensione onirica e a una sacralità rituale… ecco nelle atmosfere struggenti svilupparsi un gioco di ombre estenuate.”

Domenico Danzuso su La Sicilia

 

 

“Gioacchino Palumbo racconta una esperienza artistica che è anche esperienza di vita, un' attività di produzione e di ricerca sull' arte drammatica e i suoi sconfinamenti in territori che le sono vicini”

Mario Pintagro su La Repubblica

 

 

La straziata e vitale Frida Kahlo, in una delle più recenti e memorabili messinscene del Molo 2, resa con vibratile intensità da Donatella Finocchiaro, alludendo all' esaltante fatica dell' arte, diceva: “Ritrassi così il mio ricompormi”. Lo stesso potrebbe dirsi del teatro di Palumbo, a fronte dell'epocale decomposizione da cui rischiamo di essere travolti.  

Antonio Di Grado ( Università di Catania) su La Sicilia  

 

 

“Lo spettacolo “Fedra”, di grande rigore figurativo, trova un felicissimo equilibrio tra la incandescente liricità del testo e la sua drammatizzazione che lo rende esemplare nello sfuggire alle secche del recitals senza prevaricare l’autonomia espressiva della poesia... Il Teatro del Molo 2 persegue, con estremo rigore, la sua ricerca teatrale, attenta come sempre anche alla intensità corporea”  

Gaetano Caponetto su Espresso Sera

 

 

Un Beckett abbagliante ed inevitabile, in grado di svelare l'inganno ed indicare il conti­nuo dissolvimento della nostro esistere.

E’ la luminosità esistenziale indivi­duata dalla Compagnia del Molo 2 in “Non può essere che noi si abbia un qualche significato?” dedicato proprio al drammaturgo irlandese. L'elaborazione drammaturgica di Gioacchino Palumbo ha scelto di raddoppiare i personaggi. Anche se imprigionati dentro il riflesso solitario di ciò che non sono mai riusciti ad essere, essi assumono caratteristiche meta­fisiche quasi immanenti: lasciano cadere la maschera, con la laica sacralità sottolineata dal­le musiche di Mozart, Bach e Philiph Glass, per essere chiunque, in una dimensione senza significato.

Giuseppe Condorelli su Il Giornale di Sicilia

 

 

“Della regia di Palumbo va sottolineato il nitore ma anche la bella invenzione di una Fedra costretta, invischiata in una sorta di bozzolo, sospesa al proprio tremendo destino”

Domenico Danzuso su La Sicilia

 

 

“Costruire i personaggi dialogando con l'autore, seguendone l'estro ma conferendogli il proprio disegno. E' la grande arte registica di Stanislavskij, geniale interprete che dette colore al Teatro di Cechov, adesso reinventata da Gioacchino Palumbo, maestro del Laboratorio del Teatro del Molo2... Palumbo eleva al quadrato il riso, lo spinge al surreale, all'iperbole del gesto, rimandando a una sofferenza di fondo che sussiste sotto la maschera variopinta.  E' una vera scuola di teatro. Questi lavori insegnano a cogliere il non detto, la perenne contraddizione della vita. Cechov osserva e sorride...

Sergio Sciacca su La Sicilia

 

 

“Grazie a Gioacchino  Palumbo il cortile del castello si è trasformato per due notti in Micene. E si è ripetuto l'incanto. Christa Wolf ha di nuovo incontrato Cassandra. Una cornice suggestiva, un testo splendido, una interpretazione coinvolgente. La sintesi drammatica ha evidenziato gli aspetti più significativi del testo.”

Caterina Carpinato (Università di Venezia) su I Siciliani

 

 

Nell'incomparabile bellezza di uno scenario naturale quale quello del porticciolo di Acitrezza, presentato dal regista Gioacchino Palumbo, il raffinato progetto scenico Scordare il ritorno realizzato dal Teatro del Molo 2 ripercorre il viaggio di Ulisse.. La lettura di una poesia di Kavafis fa da prologo ad un tessuto drammaturgico coerente  e fortemente evocativo che, puntando sui testi di Omero, Ovidio e Virgilio, attinge alle suggestioni letterarie di autori moderni come Calvino, Borges e Consolo. Dalla narrazione epica si stagliano i singoli personaggi in figurazioni essenziali ed eleganti, mai di maniera, cui contribuiscono a dare ulteriore fascino lo sdoppiamento stilizzante di marionette giganti che si agitano dall'alto dei pescherecci ancorati nel porto. Adagiata sull'acqua, con effetti di grande suggestione, il più importante elemento scenico, la zattera.

Giovanna Caggegi su La Sicilia    

 

L’indagine sul mito - la sua riscoperta e la sua reinterpretazione - ci pare la filigrana progettuale entro la quale inquadrare l'esperienza drammaturgica e registica di Gioacchino Palumbo per l’elaborazione di un teatro di narrazione civile. L'approccio drammaturgico di Gioacchino Palumbo scardina ogni etimologica riproposizione poiché appare proiettata verso un fecondo lavoro di sperimentazione in cui lo spazio destinato all'improvvisazione diventa centrale. Il rapporto con il mito per Palumbo è immediato.

Giuseppe Condorelli su  Il Giornale di Sicilia

 

 

“Il regista Gioacchino Palumbo ha rielaborato il testo della Wolf e messo in scena un raffinato ed intensissimo spettacolo, Voci su Medea, promosso dal Teatro Stabile Biondo di Palermo. Palumbo adotta un impianto registico essenziale e di grande suggestione. Lo spettatore, spostandosi da un personaggio all'altro, come attraverso le stazioni di un dramma sacro medioevale, si trova  così come coinvolto in un processo di ricerca sul mito. Sul loro narrare, come in un flashback cinematografico, come ombre della memoria, appaiono le figure del loro passato, presenze evocate, dai gesti accennati e lentissimi, immagini sfuggenti di un tormentato paesaggio mentale.

Rosalba Cannavò su La Sicilia

 

 

L’adattamento scenico riversava nello spessore sensibile dello spettacolo i significati più complessi della trascrizione di von Hofmannsthal”

Gaetano Caponetto su Espresso Sera

 

 

“La realizzazione è scrupolosamente montata, come in moviola, facendo uso di un linguaggio tra il teatrale e il cinematografico. L’impatto con l’opera di Ritsos è subito grande.”

Maurizio Di Gregorio su La Sicilia

 

 

 

 

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Gioacchino Palumbo esegue da quasi trentanni, incurante delle reali difficoltà ambientali e senza alcun affanno, il suo "teatro", dovunque ..  I suoi luoghi, di volta in volta, sono un cortile, una sala, un molo o un teatro.. Spesso unendo vari autori, attraverso un lavoro d' invenzioni a più voci, ha creato nuove drammaturgie. Perché  egli insegue verità e non modelli.

Franco Battiato 

in “Il Teatro del Molo 2 – Diario di bordo – Spettacoli performance film“ Gioacchino Palumbo. Edizioni Bonanno.  

 

 

Le produzioni teatrali di Palumbo, i suoi studi, le prospettive delle sue interpretazioni sono così originali e dunque così rinnovabili rispetto a se stesse da costituire sempre un unicum, da riservare sorprese allo spettatore anche più informato e soprattutto da mettere in moto costantemente il meccanismo del confronto di idee. Le splendide attrici e gli attori plasmati dalla sapienza direttiva di Gioacchino Palumbo sanno farsi personaggi  che vivono e soffrono  per rispondere agli interrogativi del vivere.

Sergio Sciacca (critico teatrale)

in “Il Teatro del Molo 2 – Diario di bordo – Spettacoli performance film“ Gioacchino Palumbo. Edizioni Bonanno. 

 

 

La vita sul set è tutta un'altra cosa, rispetto al teatro, ma  in realtà non si inventa nulla. La preparazione è indispensabile. Sono stata più che agevolata dalle mie esperienze formative e dai miei spettacoli col Molo 2, e per questo rendo grazie ai laboratori di Gioacchino sulle tecniche drammatiche … “

Donatella Finocciaro (attrice)

da una intervista di Giuseppe Condorelli  su Centonove

 

 

Credo che, di questi tempi, avere sei mesi da dedicare allo studio di un classico così importante nella storia della nostra civiltà sia un grande privilegio.

Rimango molto colpito da una osservazione di Gioacchino Palumbo: considerate i personaggi della tragedia non solo come individui, ma anche come elementi che compongono un medesimo paesaggio spirituale.

Ciò significava dire che dentro di noi convivono Antigone e Creonte, Eteocle e Polinice, e Ismene, Tiresia, Emone. Siamo composti cioè di forze spesso in contrasto reciproco che si alternano nella gestione del nostro controllo.

Che scoperta meravigliosa!

Giovanni Calcagno (attore)

in “Il Teatro del Molo 2 – Diario di bordo –  Laboratori e studi drammatici“

Gioacchino Palumbo. Edizioni Bonanno.

 

 

“Nel lavoro con Gioacchino Palumbo,  nel suo linguaggio, ho ritrovato parole che considero punti chiave del mio lavoro di attrice: intensità, rigore, ascolto. Ascolto attento, ascolto del testo, delle risonanze interne. Ascolto della musica che nasce tra le parole e le note musicali. Intensità, le emozioni dietro le parole. E rigore, senso della misura, che è anche rispetto delle parole dell’ autore, delle sue intenzioni, del suo mondo, capacità di annullarsi al servizio del testo, senza sovrapporre il proprio io, il proprio ego, le proprie elucubrazioni.

Galatea Ranzi (attrice)

in “Il Teatro del Molo 2 – Diario di bordo – Spettacoli performance film“ Gioacchino Palumbo. Edizioni Bonanno.  

 

 

L’esperienza della recitazione attraverso la pedagogia e la regia psicomotoria di Gioacchino Palumbo conducono ad immergerci con fluidità nelle nostre dimensioni interiori, mai udite prima, guadagnando, passo dopo passo, i territori di altre individualità e allargando a dismisura la percezione di noi stessi. Una dimensione  profondamente edificante... La regia credo che in lui rimanga sempre e comunque la pratica di questa indagine infinita e mai uguale a se stessa. La pratica seguita procede per sottrazione,  pulisce e lascia nitido  ciò che è essenziale comunicare, sia verbalmente che fisicamente.

Elena De Luca (storica dell'arte)

in “Il Teatro del Molo 2 – Diario di bordo –  Laboratori e studi drammatici“

 Gioacchino Palumbo. Edizioni Bonanno. 

 

 

Vedo ancora  la gioia e la gratitudine di quegli individui, chiamati pazienti psichiatrici, che, abituati all’immobilità e al noioso gironzolare nei corridoi, cominciarono a sperimentare l’energia contenuta nelle attività del  laboratorio del Teatro del Molo 2 diretto da Gioacchino Palumbo.

Riccardo Mondo  (psicoterapeuta)

in “Il Teatro del Molo 2 – Diario di bordo –  Laboratori e studi drammatici“

Gioacchino Palumbo. Edizioni Bonanno.

 

 

Il teatro-laboratorio di Gioacchino Palumbo  si pone come ricerca di nuovi percorsi di identità, ora che la trasformazione di massa del sistema urbano e sociale, delle comunità intermedie, dello stesso modello di tutti i processi formativi, ivi compresa l’università, disconnette i tradizionali tempi e spazi del vivere collettivo. La società ‘liquida’ di cui ci ha parlato Zygmunt Bauman aveva in qualche modo attraversato anche le nostre frontiere?

Antonio Coco (Università di Catania)

in “Il Teatro del Molo 2 – Diario di bordo – Spettacoli performance film“ Gioacchino Palumbo. Edizioni Bonanno. 

 

 

Credo di avere appreso, al Molo 2,  delle tecniche, una disciplina, un rispetto per il teatro che pochi sanno insegnare. Il teatro non si fa solo su un palco con il pubblico, si fa in quel qualsiasi luogo dove si studia, si costruisce, si ascolta, ci si ascolta, si sperimenta il sé di ognuno di noi, si toccano gli spazi e le persone, ci si fida, si soffre, si tace, si vive intensamente. Ecco Gioacchino Palumbo mi ha insegnato tutto questo.

Amalia Contarini (attrice)

in “ Il Teatro del Molo 2 – Diario di bordo –  Laboratori e studi drammatici “ di Gioacchino Palumbo. Edizioni Bonanno. 

 

L’approdo al Molo 2 ... mi ha obbligata ad una lunga riflessione sulla delicata e pericolosa danza che preclude all’impostazione della rete di relazioni in un gruppo, ha ampliato la percezione interiore del mio movimento e di quello della gente intorno a me. Molti altri doni ho ricevuto da questa esperienza, ma l’attenzione mai sufficientemente grande alla presenza di ciascun individuo ha contrassegnato tutta la mia successiva attività.

Pina Salomone (Psichiatra)

in “ Il Teatro del Molo 2 – Diario di bordo –  Laboratori e studi drammatici “ di Gioacchino Palumbo. Edizioni Bonanno. 

 

 

 

 

 

 

 

 


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